Parte il progetto “Vita Loca” promosso dall’associazione Penelope e finanziato dall’associazione Franza-Matacena onlus di Messina, che sperimenta azioni concrete di inserimento lavorativo (e quindi di autonomia)per persone vittime dello stigma psichiatrico.
Il progetto prevede l’assunzione da parte dell’associazione di 2 giovani in carico alla stessa nei servizi di supporto e di gestione quotidiana delle sue strutture di accoglienza e 6 borse lavoro semestrali presso aziende del territorio per facilitare l’inserimento lavorativo dei destinatari.
Liberarsi della psichiatria non è (se non in minima parte) cosa che riguardi la volontà delle persone che ne sono vittime.
All’obbligo legale (proprio del TSO realizzato o minacciato) e al ricatto affettivo imposto dai familiari, si unisce e chiude la questione la mancanza di autonomia abitativa ed economica delle vittime che dipendono in tutto e per tutto da altri.
Nei rari casi in cui la persona è titolare di risorse economiche, ecco che interviene la nomina di un amministratore di sostegno che, di fatto, impedisce alla persona di usare le proprie risorse per affermare la propria libertà di scelta.
Da anni l’associazione Penelope, in collaborazione con il Comitato Iniziativa Antipsichiatrica, si è posta la questione di fornire sostegno concreto all’autonomia sociale e abitativa delle persone vittime involontarie della psichiatria, sviluppando una rete di rifugi che accoglie senza chiedere loro in cambio di sottostare a cure non richieste o a adeguarsi alle aspettative altrui.
Questo atteggiamento fa la differenza rispetto a tante esperienze analoghe, promosse da psichiatri o associazioni più o meno democratiche, che, con la scusa di favorire l’inserimento lavorativo, non fanno altro che intrappolare sempre di più nel circuito del lavoro e della vita protetta le vittime involontarie dello stigma/giudizio psichiatrico, negandone la libertà di scelta.
VITA LOCA” è l’ultima (ma non ultima) di queste opportunità.

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