un insediamento informale è visto spesso solo come un insediamento illegale.
Di norma, ciclicamente, come succede all’ex Albergo Sicilia a Paternò, viene sgomberato e i suoi occupanti identificati e deferiti alle autorità con l’emissione, spesso, di decreti di espulsione.
E’ successo anche recentemente nel comprensorio di Paternò che soggetti dediti all’intermediazione illecita di manodopera (i meglio conosciuti “caporali”) siano stati arrestati o inquisiti nell’ambito di operazioni di polizia, e le loro vittime invece di essere ascoltate, protette, tutelate … espulse perché irregolarmente presenti sul territorio.
Ci vogliono eventi tragici e irreversibili come la morte di Mohamed Mouna, perché le istituzioni si avvedano che a Ciappe Bianche non abbiamo a che fare con persone irregolari o dedite ad atti illegali, ma con vittime e corpi loro stessi di reati gravissimi sanzionati per legge (riduzione in schiavitù, tratta di esseri umani, caporalato …)
L’insediamento informale si supera fermando in primis lo sfruttamento del lavoro, non solo l’intermediazione illegale, ma la domanda di manodopera a buon mercato da parte delle aziende locali. Per farlo non si può espellere, mandare via e rendere sempre più vulnerabili i testimoni: bisogna ascoltarli, proteggerli e tutelare i loro diritti.

L’Associazione Penelope. Coordinamento Solidarietà Sociale Ets , a Paternò, si sta battendo a tutti i livelli per far si che ogni azione di contrasto attivata sul territorio, ivi compresi eventuali sgomberi di insediamenti informali, siano accompagnati sempre da un’azione di informazione e ascolto dei migranti coinvolti con possibilità di accedere ai programmi di protezione sociale, denuncia e regolarizzazione previsti dalla normativa vigente.
L’Associazione Penelope. Coordinamento Solidarietà Sociale Ets, nell’ambito del progetto “Nuvole in progress”, ha creato allo scopo un team dedicato che, ad oggi, ha accompagnato alla fuoriuscita dagli insediamenti informali e dallo sfruttamento lavorativo a Paternò una trentina di giovani migranti che hanno avviato il percorso di regolarizzazione e di inclusione sociale, e rivelato che lo sfruttamento lavorativo, la riduzione in schiavitù e il caporalato, non possono essere ridotte a mere eccezioni, rappresentando una norma diffusa nel sistema produttivo locale.

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